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10/05/2008 IL MATTINO NAPOLI
    
Marino, vampate di colore per scavare nell’anima

Attraverso una riduzione graduale delle figure e un’importanza crescente data ai colori, forme e linee essenziali, la giovane pittrice napoletana Stefania Marino, le cui opere sono in mostra nella chiesa di San Severo al Pendino in via Duomo 286, esprime una forte sensibilità dettata da uno stile decisamente personale e riconoscibile. Intitolata «Mea», questa prima antologica presenta 17 tele e 2 bancali dipinti di grande effetto visivo e semplicità espressiva, resa con una cura minuziosa della composizione. «Il lavoro artistico di Marino - ha detto Moccia - esalta per la rinuncia a illusioni spaziali e descrittività. La sua è infatti un’arte di pura astrazione, indipendente dall’immediatezza gestuale della tradizione informale». «M33 Dreh», «m32 Mogador», «m31 Vesevo», «m13 La tour de la lanterne», «m11 Fabbrica» sono alcuni titoli di opere realizzate a tecnica mista su juta. Opere che racchiudono l’essenza delle cose come mezzo di comprensione del reale e non mera contemplazione, opere che analizzano un mondo spirituale, la sua interpretazione e il suo pensiero. Nei lavori presentati, l’artista recupera il suo vissuto in una dimensione memoriale ridotta ai suoi termini essenziali. Solcati da vampate di colore, che ricordano il magma incandescente, i lavori intendono esprimere l’essere fino a far emergere i lati più reconditi e oscuri di quella parte del sé nascosta alla razionalità, alla consapevolezza. Nelle opere di Marino la materia colorata è la protagonista, massa volumetrica per esprimere la maestosità della natura che ci circonda e che ci sovrasta. Composizioni di raffinata eleganza ottenute con contrasti cromatici e disegni, screpolature non casuali, variazioni materiche nel pigmento incrostato a metà tra astrazione e realtà, in cui la presenza umana è inesistente indicano il presagio di un destino di solitudine e desolazione. Segmenti orizzontali e verticali resi con colori accesi rapppresentano per l’artista il mondo materiale richiamato sul filo della memoria, frammenti intersecati tra loro e incisi sulla juta senza ripensamenti. Con olii, acrilici, sabbia, colla, tabacco, gesso, spago, calce, carta per rendere la materia pittorica ancora più spessa, Marino rappresenta l’esterno e l’interno della propria anima, affaccendata a trovare un equilibrio, un’armonia resa con una singolare parsimonia di mezzi. daniela ricci