Attraverso una riduzione graduale delle
figure e un’importanza crescente data ai colori, forme e linee essenziali,
la giovane pittrice napoletana Stefania Marino, le cui opere sono in
mostra nella chiesa di San Severo al Pendino in via Duomo 286, esprime una
forte sensibilità dettata da uno stile decisamente personale e
riconoscibile. Intitolata «Mea», questa prima antologica presenta 17 tele
e 2 bancali dipinti di grande effetto visivo e semplicità espressiva, resa
con una cura minuziosa della composizione. «Il lavoro artistico di Marino
- ha detto Moccia - esalta per la rinuncia a illusioni spaziali e
descrittività. La sua è infatti un’arte di pura astrazione, indipendente
dall’immediatezza gestuale della tradizione informale». «M33 Dreh», «m32
Mogador», «m31 Vesevo», «m13 La tour de la lanterne», «m11 Fabbrica» sono
alcuni titoli di opere realizzate a tecnica mista su juta. Opere che
racchiudono l’essenza delle cose come mezzo di comprensione del reale e
non mera contemplazione, opere che analizzano un mondo spirituale, la sua
interpretazione e il suo pensiero. Nei lavori presentati, l’artista
recupera il suo vissuto in una dimensione memoriale ridotta ai suoi
termini essenziali. Solcati da vampate di colore, che ricordano il magma
incandescente, i lavori intendono esprimere l’essere fino a far emergere i
lati più reconditi e oscuri di quella parte del sé nascosta alla
razionalità, alla consapevolezza. Nelle opere di Marino la materia
colorata è la protagonista, massa volumetrica per esprimere la maestosità
della natura che ci circonda e che ci sovrasta. Composizioni di raffinata
eleganza ottenute con contrasti cromatici e disegni, screpolature non
casuali, variazioni materiche nel pigmento incrostato a metà tra
astrazione e realtà, in cui la presenza umana è inesistente indicano il
presagio di un destino di solitudine e desolazione. Segmenti orizzontali e
verticali resi con colori accesi rapppresentano per l’artista il mondo
materiale richiamato sul filo della memoria, frammenti intersecati tra
loro e incisi sulla juta senza ripensamenti. Con olii, acrilici, sabbia,
colla, tabacco, gesso, spago, calce, carta per rendere la materia
pittorica ancora più spessa, Marino rappresenta l’esterno e l’interno
della propria anima, affaccendata a trovare un equilibrio, un’armonia resa
con una singolare parsimonia di mezzi.
daniela ricci |